

METODOLOGIA BIBLICA
Per un corretto modo di approccio al discernimento critico, qui di seguito,
riportiamo una sintesi dei criteri metodologici seguiti nei lavori del Diacono
Lorenzo Ventrudo
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IL NUOVO "DISORDINE" MONDIALE
Prefazione del Card. Joseph Ratzinger
Nuovo disordine mondiale. La grande trappola per ridurre il numero dei
commensali alla tavola dell'umanità.
È il titolo di un libro, poco noto, pubblicato dalle Edizioni San Paolo nel
2000. Scritto da Michel Schooyans, sacerdote e professore emerito di Filosofia
politica e Ideologie contemporanee all’Università cattolica di Lovanio, in
Belgio, si tratta di una denuncia della politica di morte promossa da
istituzioni internazionali come le Nazioni Unite e da un numero sempre maggiore
di governi. Ciò che ancora di più potrebbe sorprendere è trovare, in questo
testo, un'introduzione scritta dall'allora Cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto
della Congregazione per la Dottrina della Fede, che cinque anni dopo sarebbe
diventato Papa Benedetto XVI, e che tredici anni dopo avrebbe invece
scandalizzato il mondo con le sue "dimissioni" (spontanee? reali?).
Dal nuovo Conclave sarebbe poi emersa la figura del Cardinale Jorge Mario
Bergoglio (papa Francesco), che invece avrebbe mostrato piena adesione
all'agenda "onusiana" e alle sue politiche.
Nel libro, fra i molti argomenti trattati, si fa riferimento anche all'utilizzo
dei vaccini 'anticoncezionali', ad insaputa delle donne che si sottoponevano
alla somministrazione, diffusi nel Sud del Mondo proprio dall'Organizzazione
Mondiale della Sanità. Una denuncia, quella di Schooyans e di Ratzinzger, che
oggi rischierebbe forse di non trovare alcuno spazio nella "nuova" Chiesa di
Francesco… e che merita di essere portata alla luce, a beneficio anche di chi
non si riconosce nei riferimenti culturali e spirituali che fanno da sfondo alla
suddetta ricerca.
Introduzione scritta dall'allora card. Joseph Ratzinger
Sin dagli inizi dell’Illuminismo, la fede nel progresso ha sempre messo da parte
l’escatologia cristiana, finendo di fatto per sostituirla completamente. La
promessa di felicità non è più legata all’aldilà, bensì a questo mondo.
Emblematico della tendenza dell’uomo moderno è l’atteggiamento di Albert Camus,
il quale alle parole di Cristo “il mio regno non è di questo mondo” oppone con
risolutezza l’affermazione “il mio regno è di questo mondo”.
Nel XIX secolo, la fede nel progresso era ancora un generico ottimismo che si
aspettava dalla marcia trionfale delle scienze un progressivo miglioramento
della condizione del mondo e l’approssimarsi, sempre più incalzante, di una
specie di paradiso; nel XX secolo, questa stessa fede ha assunto una
connotazione politica.
Da una parte, ci sono stati i sistemi di orientamento marxista che promettevano
all’uomo di raggiungere il regno desiderato tramite la politica proposta dalla
loro ideologia: un tentativo che è fallito in maniera clamorosa.
Dall’altra, ci sono i tentativi di costruire il futuro attingendo, in maniera
più o meno profonda, alle fonti delle tradizioni liberali.
Questi tentativi stanno assumendo una configurazione sempre più definita, che va
sotto il nome di Nuovo Ordine Mondiale; trovano espressione sempre più evidente
nell’ONU e nelle sue Conferenze internazionali, in particolare quelle del Cairo
e di Pechino, che nelle loro proposte di vie per arrivare a condizioni di vita
diverse, lasciano trasparire una vera e propria filosofia dell’uomo nuovo e del
mondo nuovo.
Una filosofia di questo tipo non ha più la carica utopica che caratterizzava il
sogno marxista; essa è al contrario molto realistica, in quanto fissa i limiti
del benessere, ricercato a partire dai limiti dei mezzi disponibili per
raggiungerlo e raccomanda, per esempio, senza per questo cercare di
giustificarsi, di non preoccuparsi della cura di coloro che non sono più
produttivi o che non possono più sperare in una determinata qualità della vita.
Questa filosofia, inoltre, non si aspetta più che gli uomini, abituatisi oramai
alla ricchezza e al benessere, siano pronti a fare i sacrifici necessari per
raggiungere un benessere generale, bensì propone delle strategie per ridurre il
numero dei commensali alla tavola dell’umanità, affinché non venga intaccata la
pretesa felicità che taluni hanno raggiunto.
La peculiarità di questa nuova antropologia, che dovrebbe costituire la base del
Nuovo Ordine Mondiale, diventa palese soprattutto nell’immagine della donna,
nell’ideologia dell’ “Women’s empowerment”, nata dalla conferenza di Pechino.
Scopo di questa ideologia è l’autorealizzazione della donna: principali ostacoli
che si frappongono tra lei e la sua autorealizzazione sono però la famiglia e la
maternità. Per questo, la donna deve essere liberata, in modo particolare, da
ciò che la caratterizza, vale a dire dalla sua specificità femminile.
Quest’ultima viene chiamata ad annullarsi di fronte ad una “Gender equity and
equality”, di fronte ad un essere umano indistinto ed uniforme, nella vita del
quale la sessualità non ha altro senso se non quello di una droga voluttuosa, di
cui sì può far uso senza alcun criterio.
Nella paura della maternità che si è impadronita di una gran parte dei nostri
contemporanei entra sicuramente in gioco anche qualcosa di ancora più profondo:
l’altro è sempre, in fin dei conti, un antagonista che ci priva di una parte di
vita, una minaccia per il nostro io e per il nostro libero sviluppo.
Al giorno d’oggi, non esiste più una “filosofia dell’amore”, bensì solamente una
“filosofia dell’egoismo”.
Il fatto che ognuno di noi possa arricchirsi semplicemente nel dono di se
stesso, che possa ritrovarsi proprio a partire dall’altro e attraverso l’essere
per l’altro, tutto ciò viene rifiutato come un’illusione idealista. È proprio in
questo che l’uomo viene ingannato. In effetti, nel momento in cui gli viene
sconsigliato di amare, gli viene sconsigliato, in ultima analisi, di essere
uomo.
Per questo motivo, a questo punto dello sviluppo della nuova immagine di un
mondo nuovo, il cristiano – non solo lui, ma comunque lui prima di altri – ha il
dovere di protestare.
Bisogna ringraziare Michel Schooyans per aver energicamente dato voce, in questo
libro, alla necessaria protesta. Schooyans ci mostra come la concezione dei
diritti dell’uomo che caratterizza l’epoca moderna, e che è così importante e
così positiva sotto numerosi aspetti, risenta sin dalla sua nascita del fatto di
essere fondata unicamente sull’uomo e di conseguenza sulla sua capacità e
volontà di far si che questi diritti vengano universalmente riconosciuti.
All’inizio, il riflesso della luminosa immagine cristiana dell’uomo ha protetto
l’universalità dei diritti; ora, man mano che questa immagine viene meno,
nascono nuovi interrogativi.
Come possono essere rispettati e promossi i diritti dei più poveri quando il
nostro concetto di uomo si fonda così spesso, come dice l’autore, “sulla
gelosia, l’angoscia, la paura e persino l’odio”? “Come può un’ideologia lugubre,
che raccomanda la sterilizzazione , l’aborto, la contraccezione sistematica e
persino l’eutanasia come prezzo di un pansessualismo sfrenato, restituire agli
uomini la gioia di vivere e la gioia di amare?” (capitolo VI).
È a questo punto che deve emergere chiaramente ciò che di positivo il cristiano
può offrire nella lotta per la storia futura. Non è infatti sufficiente che egli
opponga l’escatologia all’ideologia che è alla base delle costruzioni
“postmoderne” dell’avvenire.
È ovvio che deve fare anche questo, e deve farlo in maniera risoluta: a questo
riguardo, infatti, la voce dei cristiani si è fatta negli ultimi decenni
sicuramente troppo debole e troppo timida.
L’uomo, nella sua vita terrena, è “una canna al vento” che rimane priva di
significato se distoglie lo sguardo dalla vita eterna.
Lo stesso vale per la storia nel complesso.
In questo senso, il richiamo alla vita eterna, se fatto in maniera corretta, non
si presenta mai come una fuga. Esso dà semplicemente all’esistenza terrena la
sua responsabilità, la sua grandezza e la sua dignità. Tuttavia, queste
ripercussioni sul “significato della vita terrena” devono essere articolate.
È chiaro che la storia non deve mai essere semplicemente ridotta al silenzio:
non è possibile, non è permesso ridurre al silenzio la libertà. È l’illusione
delle utopie.
Non si può imporre al domani modelli di oggi, che domani saranno i modelli di
ieri.
È tuttavia necessario gettare le basi di un cammino verso il futuro, di un
superamento comune delle nuove sfide lanciate dalla storia.
Nella seconda e terza parte del suo libro, Michel Schooyans fa proprio questo:
in contrasto con la nuova antropologia, propone innanzitutto i tratti
fondamentali dell’immagine cristiana dell’uomo, per applicarli poi in maniera
concreta ai grandi problemi del futuro ordine mondiale (in modo particolare nei
capitoli X-XII).
Fornisce in questo modo un contenuto concreto, politicamente realistico e
realizzabile, all’idea, così spesso espressa dal Papa (Giovanni Paolo II), di
una “civiltà dell’amore”.
Per questo, il libro di Michel Schooyans entra nel vivo delle grandi sfide del
presente momento storico con vivacità e grande competenza.
C’è da sperare che molte persone di diversi orientamenti lo leggano, che esso
susciti una vivace discussione, contribuendo in questo modo a preparare il
futuro sulla base di modelli degni della dignità dell’uomo e capaci di
assicurare anche la dignità di coloro che non sono in grado di difendersi da
soli.
Roma, 25 aprile 1997
Joseph Card. Ratzinger
Introduzione a Michel Schooyans, Nuovo disordine mondiale, San Paolo Edizioni
(2000)
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